Osservazioni.
In un ciclone si dispinguono 3 zone concentriche: l'occhio (diametro 3-20 km), caratterizzato da cielo sereno e calma totale di vento; il vortice (diametro 100-500 km), con venti violenti e condizioni meteorologiche di massima perturbazione; la coda, esterna, con venti moderati sempre meno impetuosi man mano che ci si allontana.
Fisica.
I cicloni sono nelle aree in cui convergono masse d'aria dalle zone vicine richiamate dalla presenza della bassa pressione. Le caratteristiche specifiche dei diversi cicloni dipendono dalla estensione del fenomeno: di solito hanno un diametro tra i 200 e i 500 chilometri. Le variazioni di pressione, molto accentuate da un punto all'altro, generano venti violentissimi, che spesso soffiano a velocita' dai 150 ai 250 chilometri orari. Intorno all'occhio del ciclone, cioe' al suo centro, il punto in cui la pressione e' piu' bassa, si sviluppano enormi cumulonembi spiraliformi, che provocano veri e propri diluvi. Ai venti forti e alle pioggie torrenziali si aggiuge spesso la cosidetta "onda di tempesta", che provoca un innalzamento subitaneo del livello del mare, dovuto agli effetti congiunti del vento e della bassa pressione. L'innalzamento marino potrebbe essere anche di parecchi metri. Il meccanismo di formazione dei clicloni dipende in gran parte dalla temperatura del mare. Quando l'acqua ha una temperatura elevata da 26°C in su, l'aria che si trova in zona assorbe molto calore e diventa calda, leggera, carica di umidita', dopo di che si solleva nell'atmosfera formando nuvole enormi. La condensazione del vapore acqueo libera calore, che accresce ulteriormente il fenomeno e costituisce per così dire, "il carburante" del ciclone. Quando quest'ultimo raggiunge le regioni costiere, si trova bruscamente privo dell'aria calda e umida che trovava in abbondanza sopra l'oceano. La sua violenza quindi diminuisce rapidamente. Ecco perche' le regioni costiere vengono colpite piu' duramente delle regioni dell'entroterra. A volte si vedono cicloni perdere gran parte della loro potenza nel passaggio su un'isola, per poi riprendere intensita' non appena si ritrovano sull'oceano.
I sette peggiori uragani
Great Hurricane, Antille 1780 22.000 vittime
Mitch, Honduras 1998 11.000 vittime
Galveston, Texas 1900 8.000 vittime
Fifi, Honduras 1974 8.000 vittime
Rep.Dominicana 1930 8.000 vittime
Flora, Haiti-Cuba 1963 7.200 vittime
Martinica 1776 6.000 vittime